22 marzo: Maria Santissima del Sudore

icona della madonna del sudore

Ricorre nella giornata di domani la festività della “Madonna del Sudore”. A lei dedichiamo il ricordo che ci viene costantemente tramandato dai nostri parroci, non essendoci documentazione dell’epoca.

Rievocazione storica Madonna del Sudore

Esiste nel nostro paese una tradizione che si fa risalire al 22.3.1728 la quale vuole che dall’immagine della Vergine SS.ma, che sovrasta attualmente l’altare laterale destro di questa chiesa parrocchiale, si sia verificata sudorazione di sangue. Tale tradizione è mantenuta viva non da documenti scritti dell’epoca, ma unicamente dalla commemorazione che il parroco ne fa ogni anno dinanzi ai suoi fedeli. 

La storia ricorda come si ergeva in territorio di Ripateatina una chiesa fin dal sec. XIII, edificata sulla strada intercomunale che da Ripa Teatina porta a Castelferrato, e più precisamente nella località detta “Acque vive”, luogo ove tuttora si dice esservi gli avanzi di una antica costruzione. Il primo ed unico titolo di quella chiesa era S.Maria d’Alento. ln quella chiesa si trovava originariamente l’immagine che oggi è al centro della nostra venerazione. Come è facile osservare, l’immagine è antichissima. Gli intenditori l’annoverano tra i primi lavori ad olio su tela. Essa probabilmente risale al Sec. XV e nulla vieta che possa essere stato dipinto dal pittore Antonio Solario, detto “lo Zingaro”, originario di Ripa e vissuto dal 1382 al 1455. Osserviamo il quadro da vicino. La Vergine è seduta in trono con il Bambino nudo, proprio per sottolineare che è Figlio di Dio fatto uomo, seduto sulle ginocchia materne, rivolto a destra nell’atto di correre tra le braccia di San Giustino. Il Santo in paramenti episcopali si presenta già pronto e felice di accoglierlo a sè. A sinistra della Vergine si trovano in piedi due Santi martiri in atto di ammirazione e di preghiera. Quello sul lato esterno, ancora molto giovane, si riconosce assai bene per S.Vito, dal cagnolino che trattiene nella mano destra. L’altro Santo, dai lineamenti di una persona matura, è invece S. Tommaso Apostolo, anche lui con S. Giustino titolare della Cattedrale di Chieti. Come tutte le cose umane, anche la chiesa di S.Maria di Alento, con il passare degli anni, andò in deperimento. Bastò una pioggia torrenziale più insistente del solito nel settembre 1685 e il giorno 19 dello stesso mese precipitò il tetto e stavano per crollare le stesse mura. Ma la Vergine, ivi fervorosamente invocato per vari secoli, fece sì che la sacra tela, che vi era custodita, fosse salvata. Si trovavano ad abitare lì vicino i coniugi Vincenzo Valente e Lucrezia Ambrosini i quali staccarono senza indugi il quadro della Madonna dalla parete e la portarono in paese. La sacra immagine non fu custodita in chiesa, perchè in questa si svolgevano lavori di ampliamento. Fu perciò presa in casa da un gentiluomo del paese, Don Antonio Briganti, che abitava vicino alla nostra chiesa. Egli la collocò al posto d’onore in una sala del suo palazzo. Questi avvenimenti, infatti, risultano non solo dalla costante tradizione, ma anche da un apposito verbale inserito nel secondo libro parrocchiale degli stati d’anima, a firma dell’ Arciprete Don Giuseppe Mastrangelo. Passarono ancora degli anni, fino al giorno che nella tradizione di Ripa è ricordato come provvidenziale. Si era già nella settimana Santa e precisamente la sera del lunedì Santo 22 marzo 1728. Il sole era tramontato da poco. Il popolo gremiva la chiesa parrocchiale che ormai aveva preso l’aspetto definitivo di oggi. Erano in corso le Sante “Quarantore” e si teneva la predicazione. Sul finire della funzione apparve sulla soglia della Chiesa la domestica di casa Briganti gridando e ripetendo forte: “Sacri ministri, fedeli tutti, gran miracolo della Gran Madre in casa nostra!”, e si affrettò a tornare indietro per non rimanere priva della contemplazione del grande prodigio. Che era avvenuto? La donna aveva già apparecchiato la cena e recitando la corona, si era avviata per portare il lume entro il portone del palazzo, in attesa del ritorno dei signori dalle sacre funzioni, compreso l’esemplare religioso Don Fulgenzio. Ma attraversando la stanza del quadro era rimasta sorpresa da un eccezionale chiarore che circondava il quadro di Santa Maria d’Alento. Accostatasi, sul tavolo sottostante al quadro della Divina Madre, aveva notato gocce di Sangue vivo e, istintivamente sollevato lo sguardo verso la medesima immagine, vide che tali gocce stillavano dalla fronte della Madonna e le scivolavano sul petto, sul dorso del celeste bambino, sulle vesti e infine fluivano sul quadro sotto il tavolo. La pia donna, non vedendosi subito seguita ed essendosi accertata della realtà del prodigio, tornò di nuovo sulla soglia della chiesa, mentre si era già data la benedizione con il Santissimo e tutti stavano per uscire di chiesa. Spingendosi avanti nuovamente, a viva forza, ripetè: ”Sacri ministri, fedeli tutti, correte subito in casa nostra, gran miracolo della Madre di Dio!”. Il popolo corse immediatamente in casa Briganti. Tutti constatarono di persona che quanto annunciato dalla donna era vero. Non restava che inginocchiarsi e, curvando la fronte fra le mani, riflettere al mistero della grazia. Nelle tradizioni di Ripa la Provvidenza inseriva, inseriva, in tal modo, una memoria della Morte e Resurrezione del Suo Figlio, mistero a cui Ma ria aveva partecipato per prima e da vicino.

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Quest’anno su iniziativa di cittadini volenterosi è stata ricostruita l’edicola votiva a Lei dedicata. Iniziativa supportata dalla parrocchia nella figura del parroco Don Gennaro Di Battista, dell’Amministrazione comunale con il sindaco Dr. Rucci Ignazio e l’assessore Nicolò Moreno, del proprietario dell’area del terreno Sig Sansonetti Giovanni e grazie al lavoro di imprese locali, Di Prato costruzioni Snc e impresa edile F.lli Nicolò ed altre operanti nel nostro paese, sostenuti anche dalla raccolta fondi di tutti i cittadini. L’edicola sviluppantesi su tra lati, è costruita su fondazioni in cemento armato e mattoni a faccia vista. Un tetto copre la facciata centrale ove è incollata una ceramica riproducente la tela della Madonna offerta da Anfa Foto di Sandro Pizzica e realizzata dal maestro Liberati Giuseppe di Villamagna. La ceramica riproducente il quadro è a grandezza naturale così com’è il quadro originale (120 cm x 160 cm di altezza), sono 48 mattonelle (cm. 20  x 20) che saranno incollate a mosaico sulla parete ben visibile dalla strada. E’ prevista anche una lampada che illuminerà il quadro durante le ore notturne. Quanti dei nostri lettori sparsi per il mondo volessero contribuire alla realizzazione dell’opera, possono partecipare versando direttamente alla Parrocchia “S. Pietro Apostolo” di Ripa Teatina specificando lo scopo.

 

Qualche notizia su Antonio Solario.

Del pittore Antonio Solario, detto “lo Zingaro”, le informazioni sulla vita e sull’attività sono molto scarse ed incerte, anche il luogo e la data di nascita sono oggetto di contese. Per alcuni è nato in Civita D’Antino nel 1465 e deceduto a Napoli nel 1530. Certamente fu pittore di scuola veneziana ed ha operato principalmente nella Marche, a Napoli e in Inghilterra. Tra il 1502 ed il 1506 la sua attività è documentata nelle Marche, dove arricchì la sua tecnica con gli influssi della scuola umbro-marchigiana, riscontrabili nel ciclo di affreschi con Storie di San Benedetto (forse la sua opera più importante) eseguito nei Chiostri del monastero dei Santi Severino e Sossio a Napoli. Allo stesso periodo risale un’altra versione della Madonna col Bambino e un donatore, conservata oggi al museo nazionale di Capodimonte a Napoli. Tra le opere, che risentono di G. Bellini e della pittura lombarda di matrice bramantesca, sono firmate la Testa del Battista (1508, Milano, Pinacoteca ambrosiana), Salomè (1511, Roma, Galleria Doria Pamphili). Risulta inoltre da documenti che ha dimorato a Fermo, e che venne incaricato il 21 aprile del 1502 da Giacomo Crivelli di terminare per la chiesa di S. Francesco ad Osimo un polittico; inoltre l’anno successivo gli venne allogata una pala per l’altar maggiore della stessa chiesa osimana, la quale fu terminata nel 1506 da Giuliano da Fano, forse per quel che riguarda la predella. Gli si ascrivono gli affreschi della vita di S. Benedetto nel chiostro dei Ss. Severino e Sossio di Napoli, che si datano intorno al 1495, una pala con la Madonna e Santi nella chiesa del Carmine a Fermo, la Madonna della Misericordia nella chiesa omonima di Macerata, la Madonna del Soccorso nella chiesa del B. Placido a Recanati. La formazione artistica del S. è fondamentalmente veneta benché s’avvertano nell’opera sua riflessi lombardi e umbri, dovuti al suo peregrinare per varie terre.

 

One Response to 22 marzo: Maria Santissima del Sudore

  1. Roberto Di Paolo scrive:

    Elio, complimenti per l’articolo che hai pubblicato. Finalmente la ristrutturazione dell’edicola votiva della “Madonna del Sudore” è diventata realtà.
    Sono molto contento che sia stata portata a termine nei tempi previsti, per merito di tutto
    il popolo ripese che ha positivamente partecipato alla sua realizzazione.




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